Guadagnare anche solamente un piccolo vantaggio sulla concorrenza, in un mercato mutevole come quello di oggi, può significare per l’azienda un ritorno importante sui vantaggi e sulla quota di mercato ottenuta nel lungo periodo. In questa sottile e continua competizione, ciò che serve per riuscire ad ottenere un margine di guadagno più ampio è la capacità di evitare spreco di risorse per prodotti che la gente non desidera, o ridurre il costo della produzione di quest’ultimi eliminando caratteristiche non gradite al pubblico, eliminando cosi tutto ciò che mina le vendite e riduce i guadagni.
Eppure le aziende raramente fanno questo tipo di esercizio, si perdono nelle difficoltà che comporta fare un ragionamento di questo tipo per una vasta gamma di prodotti/servizi, e nella difficoltà di utilizzare tecniche di analisi, come possono essere le Conjoint analysis, sia per via del tempo che richiedono per l’implementazione, sia per i costi non proprio accessibili a tutti. Spesso si finisce quindi a basarsi su delle congetture, le migliori osservazioni che vengono fatte da qualcuno dello staff, che sono certamente valide ma, come si può immaginare, non possono arrivare a prevedere tutto ciò che piace o non piace agli occhi dei consumatori.
Vi è, tuttavia, un altro modo di acquisire le conoscenze necessarie per avvicinare un prodotto/servizio all’ideal tipo desiderato dal consumatore: l’analisi del Buzz, ossia l’ascolto del web e dei canali social, che permettere di leggere i segnali che le persone comuni, con le loro recensioni, opinioni e critiche, lanciano quotidianamente, e soprattutto gratuitamente tramite commenti, post articoli, discussioni sui forum ecc.. Monitorando tutti i canali di conversazione online si valuta quindi il sentiment, positivo o negativo, riguardante un prodotto/servizio o singole componenti di esso, per poter capire quali sono i punti di forza che gli vengono riconosciuti e quali i punti di debolezza che gli sono imputati. Stesso ragionamento può essere fatto anche per i competitors aziendali, per poter capire anche la loro situazione, e inserirsi nello spazio lasciato dalle loro lacune.
Le aziende possono anche sfruttare tali dati per guidare il processo di rifinitura di un prodotto/servizio, rilasciando una prima versione di esso sapendo già che non sarà quella definitiva, e prevedendo poi un aggiustamento in base a ciò che emerge dalle preferenze del consumtore, andando cosi a cucire un prodotto/servizio quanto più possibile vicino ai suoi desideri.
Quindi eliminando i prodotti che registrano il minor gradimento e rifinendo quelli di maggior successo evitando sprechi nelle componenti non essenziali o almeno non ritenute tali dal consumatore, si riesce anche al contenere i costi, andando cosi a migliorare la forbice costo/ricavo sulla vendita di ogni singolo prodotto/servizio.
Di seguito una intuitiva infografica con un esempio concreto del processo di miglioramento del prodotto derivante dall’ascolto del web.
Fonte: McKinsey&Company