Da un paio di giorni è stato reso pubblico il nuovo spot di una nota catena di supermercati italiana, Esselunga.
Lo spot ha generato un clamore mediatico non indifferente, tanto da generare un tam tam di pareri relativi al contenuto della pubblicità, e portare l’hashtag #Esselunga tra i più citati sul web, in particolare su X, principale social dove ognuno condivide la sua personale opinione sulle più disparate tematiche.
Lo spot narra di una bambina che va al supermercato con la madre. Durante la spesa la madre perde la bambina, ritrovandola poco dopo al banco ortofrutta con una pesca in mano. La mamma, visibilmente preoccupata rimprovera la bambina per essersi allontanata e chiede lei se vuole la pesca, la bambina risponde di sì, e le due si recano alla cassa.
Una volta lì, pagata la spesa, la mamma e la bambina tornano a casa, dilettandosi tra giochi e gesti d’affetto madre-figlia. Ad un certo punto suona un uomo, logica vuole si tratti del padre della bambina.
La bambina si reca dal padre, ed una volta in auto dona lui la pesca dicendogli che è un regalo della madre.
Fine dello spot.
Nel giro di poche ore, apriti cielo! Il web si riempie di opinioni personali sullo spot, molti scettici, altri estremamente critici, taluni positivi.
C’è a chi piace e lo trova molto tenero. C’è chi lo ha trovato utile per comprendere di come un bambino possa recepire la separazione tra due genitori. Altri lo criticano aspramente, rilevando come la madre sia una figura negativa, mentre il padre venga disegnato come quello buono. Altri ancora urlano allo spot come inno al femminicidio e alla figura della donna come quella “brutta e cattiva”. Altri ancora declamano sia uno spot elettorale per promuovere la famiglia tradizionale e disincentivare il divorzio per amore dei figli.
Insomma, come ogni elemento frutto della mente di uno o più creativi, le interpretazioni sono molteplici ed estremamente ambigue. Seppur l’obiettivo di un pubblicitario deve essere quello di inculcare nella mente di chi guarda un messaggio ben preciso ed univoco, ovvero l’acquisto del prodotto, in questo caso l’effetto generato è l’esatto contrario. Tanto da portare lo spettatore a tralasciare completamente l’aspetto commerciale dello spot, concentrandosi sulla trama e sulle sue dinamiche.
Quanto l’effetto del “purché se ne parli” porterà benefici ai creatori dello spot ed all’azienda che lo ha commissionato? difficile dirlo al momento. Certamente il clamore mediatico generato è stato notevole, e se questo era l’obiettivo beh…direi che è stato centrato a pieno.
E voi lo avete visto? cosa ne pensate? fatecelo sapere commentando l’articolo sui nostri social Facebook, Linkedin e X.